Nei Monti Sibillini camminerai incontrando meraviglie e misteri
Per questi sentieri, ti verrà incontro il cielo; sentirai vibrare un’energia che scuote l’anima. Le cime erbose di queste montagne aspre, belle, aperte, affacciate su altipiani immensi, ti parleranno. Chi respira in questi luoghi può diventare un viandante in cerca di sé. Qui, nel vento, nelle memorie degli abitanti di queste terre, nelle vene dei suoi alberi, sono custodite storie antichissime. Se al crepuscolo guardi i crinali, forse vedrai passare un cavaliere di nome Guerrino, che giunse qui per interrogare la donna magica nascosta in questi Monti. La Sibilla Appenninica. Per porle la domanda più tremenda: “Fata, chi sono io?”.
Perché questi sono i Monti Azzurri di Giacomo Leopardi

Quando, inquieto e furioso, sedeva sui dolci colli cercando l’infinito, Giacomo Leopardi da Recanati volgeva lo sguardo a Occidente e vedeva la maestosità di Montagne che avevano il colore dei cieli. Un azzurro ricamato di pulviscoli magici. E lui, che sapeva il giorno natale è cosa funesta, si commuoveva: guardando i borghi posati sulle cime dei colli dolci, e poi le vie dorate e gli orti e, quindi, il mare; e, più lontano ancora, il monte. Qui, come Leopardi, capirai che esiste un colore che è oltre la natura: l’azzurro dei Monti Sibillini sul ricamo verde-oro del paesaggio marchigiano.
Lo sanno i camosci; lo sanno i lupi, che qui sopravvissero negli anni Settanta quando in Italia erano quasi estinti nella Penisola; lo sa il colchido d’autunno quando fiorisce nella luce tiepida; lo sa l’aquila reale quando zitta sovrasta le vette: queste sono zone selvagge. Autentiche. Come la sua gente. Qui non troverai niente. Se non quello che non può non esserci. Nemmeno una parola, di troppo. Qui potrai sottrarti all’idiota sovrabbondanza del mondo. Into the Wild, nel cuore dell’Italia.
Gli eremi nascosti tra gli anfratti di queste montagne tradiscono la spiritualità profonda della cultura e della tradizione dei Sibillini; qui, da Assisi, passò Francesco e si fermò, riconoscendo un volto splendido delle creature; queste terre sono la cornice dei Fioretti. Ma sono anche terre maledette, da sempre meta e rifugio di eretici, alchimisti, negromanti; e i nomi spettrali di questi posti splendidi, ognuno con una sua leggenda, stanno a ricordarcelo: l’Infernaccio; il Lago di Pilato; Pizzo del Diavolo; Passo cattivo… Qui il negromante Cecco d’Ascoli venne a divinare i suoi testi proibiti sull’astrologia teologica. Cammini tra i Monti Sibillini e i Cieli, nell’anima, si mescolano misteriosamente con gli Abissi.
Quasi fossero nascosti dietro nomi segreti, come sapori sottratti agli Dei da qualche Prometeo goloso, i cibi dei Monti Sibillini sono, per chi li assaggia, epifanie non diverse da quelle custodite nelle sue leggende: qui assaggerai un salame che si spalma, una lenticchia fatta d’oro, un amaro preparato con erbe calpestate da fate, un dolce creato con il cuore caldo dei marroni, delle olive nate dagli alberi con dentro prelibata carne macinata, un vino dolce come ambrosia. Quindi, non temere quando ascolterai i suoni di parole come “ciauscolo”, “lendicchia-de-castelluccio”, “amaro sivilla”, “castagnaccio”, “jie “scolane”, “vìccotto”, e molte altri: non sono mostri leggendari, bensì prelibatezze vere di questi Monti, venute direttamente dalla terra più pura.
Perché sarai in compagnia di Fate caprine e Mazzamurelli
Se ogni tradizione ha le sue fate, quelle dei Monti Sibillini sono uniche e straordinarie; non le donne metà donna e metà farfalla della tradizione celtica, né le anfibie fanciulle-foca delle storie delle Orcadi; non le ittiche ragazze, dette Sirene, degli Elleni: qui le fate, come raccontano i pastori, sono ragazze stupende dai ricci rossi e biondi, ma con piedi e zoccoli di capra. Figlie di Pan e degli Elfi, sono la corte della Regina Sibilla, e se sei coraggioso e fortunato forse potrai pericolosamente danzare con loro, in alcune notti di luna. Se non ci credi, chiedilo ai folletti, che qui abbondano, e si manifestano sempre con i loro dispetti (per la gente maleducata e superba) o i con il loro aiuto (per i pochi altri): i piccoli uomini campestri, alti venti centimetri circa, che qui chiamiamo “Mazzamurelli”.
In parte riadattato, Huffingtonpost.it