
ATTENZIONE: Il 24 agosto 2016 Arquata del Tronto ed i comuni dell’area al confine fra Lazio, Umbria e Marche sono stati colpiti da un violento terremoto che ha arrecato gravissimi danni ai centri abitati, con morti e feriti in seguito ai crolli. La descrizione qui riportata purtroppo non corrisponde quindi alla realtà attuale dei centri nominati, alcuni dei quali sono stati praticamente rasi al suolo dal sisma.
Da sapere
Il paese è noto soprattutto per la presenza della rocca medioevale che veglia e sovrasta il suo centro abitato. Deriva il suo toponimo Arquata dalla parola latina arx, arcis che significa insediamento fortificato, altura fortificata o rocca, cui si aggiunge del Tronto, per l’omonimo fiume che scorre nel suo territorio. Il paese ha assunto ufficialmente questa denominazione nel 1862, anno successivo alla nascita del Regno d’Italia.
Il comune conta 12 frazioni, quasi tutte costruite arroccate sulle cime dei rilievi per sfruttare la naturale difendibilità che offrono le alture. In ognuna di esse si trovano custodite interessanti e pregevoli testimonianze storico-artistiche che consentono un ideale viaggio nel tempo e attraversano i secoli partendo dall’epoca romana con il cippo miliare di Trisungo del 16 a.C. e giungono fino al XX secolo con la ricostruzione, in stile lombardo, della chiesa di San Salvatore a Borgo. Le opere sono legate alla committenza di privati o al passaggio di artisti come Cola dell’Amatrice, Panfilo da Spoleto, Bernardino Campilio da Spoleto, Pietro Grill da Göttweih detto l’Alemanno, Sebastiano Aquilano, Dionisio Cappelli o al lavoro di ignoti lapicidi che hanno scalpellato, sugli architravi delle porte e delle finestre, bassorilievi con stemmi, angeli in volo, date e simboli per indicare le specifiche attività delle botteghe. Maestri di pittura delle scuole umbro-spoletina e umbro-marchigiana, sconosciuti affrescatori, con i loro dipinti, hanno arricchito e ingentilito con vivaci cromie gli interni delle chiese. Hanno rappresentato immagini sacre, volti dolcissimi incorniciati da ricchi panneggi, ali di angeli e illustrato miracoli avvenuti tra queste montagne come a Capodacqua e Pescara del Tronto. San Bernardino da Siena, qui arrivato nel XV secolo, diffuse la sigla medioevale IHS, grafema del nome di Gesù, ancora presente sui soprassogli ornati di chiese e private dimore. Vi sono oggetti sacri e liturgici, come la copia della Sacra Sindone e le croci astili di Vezzano e Pescara del Tronto finemente sbalzate. Frammenti e memorie di battaglie riportati in terra patria. Nella chiesa parrocchiale di Spelonga è conservato lo stendardo turco strappato agli infedeli durante lo scontro di Lepanto e a Pescara del Tronto c’è la piccola reliquia che vi arrivò dalle Crociate per mano di un ignoto abitante e che ha dato vita, nome e dedicazione alla chiesa del paese.
Arquata è stata ricordata nelle cronache del viaggio di Carlo Magno, primo imperatore del Sacro Romano Impero, quando questi vi passò per recarsi a Roma per l’incoronazione. Ancora nel 1215, quando san Francesco d’Assisi visitò il borgo durante la sua missione di apostolato e nel 1849, nei racconti dello storico fermano Candido Augusto Vecchi, amico personale dell’eroe dei due mondi, che seguì Giuseppe Garibaldi nel suo viaggio alla volta di Roma. Il generale si fermò e pernottò nel paese presso casa Ambrosi, proveniente da Ascoli, prima di riprendere il suo cammino.
Il regista Pietro Germi, sul finire degli anni sessanta, scelse queste montagne e questi paesi come scenografia per ambientare e girare il film Serafino con Celentano e Ottavia Piccolo.
Cenni geografici
Il territorio dell’arquatano si estende nella zona dell’Alta Valle del Tronto, all’interno dei due parchi nazionali del Gran Sasso e Monti della Laga, a sud, e dei Monti Sibillini a nord. Confina con i comuni di: Accumoli (RI), Acquasanta Terme, Montegallo, Montemonaco, Norcia (PG), Valle Castellana (TE) e le regioni di: Lazio (provincia di Rieti), Umbria (provincia di Perugia) e Abruzzo (provincia di Teramo). L’intera zona è attraversata dalla Strada statale 4 Salaria che dalle sue diramazioni consente un agevole collegamento con i paesi dell’entroterra marchigiano e delle città di: Norcia, L’ Aquila e Roma.
L’intera area ha caratteristiche prevalentemente montuose. Tra aspri pendii si avvicendano fitti boschi di conifere a spazi pascolivi e pareti rocciose. Dalla cima del monte Vettore (2.478 s.l.m.) si scorgono il mare Adriatico, il monte Terminillo ed i massicci: dei Sibillini e del Gran Sasso d’Italia.
Il centro urbano si eleva addossato a cavallo dell’altura a sinistra del corso del fiume Tronto. Il paese dista circa 30 km da Ascoli Piceno e 30 km da Norcia.

Frazioni di Arquata del Tronto
- Borgo di Arquata— È la frazione più vicina al capoluogo. Da sempre legata alle sorti e alla storia arquatana è stata un insediamento dedito al commercio. Tra i suoi luoghi d’interessse vi sono la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, la chiesa di San Salvatore con annesso Hospitale di Santo Spirito e la chiesa ed il convento di San Francesco.
- Camartina — Piccolo centro abitato 706 m s.l.m. Il paese si trova lungo il Fosso Camartina ed ha al suo interno la chiesa dedicata a sant’Emidio.
- Capodacqua — È una frazione situata verso il lembo estremo della regione Marche al confine con Lazio ed Umbria. Di particolare interesse vi è l’Oratorio della Madonna del Sole. Un piccolo edificio a pianta ottagonale, costruito nel 1528, attribuito a Cola dell’Amatrice, è dedicato alla alla Madonna patrona del borgo. L’interno è riccamente affrescato con dipinti del Cinquecento. Il più interessante è “L’Assunzione della Beata Vergine” di stile rinascimentale. La facciata è decorata con iscrizioni, bassorilievi, un rosone ed il cristogramma IHS. Il campanile a vela ospita una sola campana risalente al 1558.
- Colle di Arquata — Frazione tra le più popolose del comune. Conserva nel suo tessuto urbano molte abitazioni in pietra ed è nota per la produzione di carbone vegetale da combustione. Nel paese vi è la chiesa di San Silvestro.
- Faete – Piccolo borgo costruito all’interno di un bosco di faggi sull’altura che fronteggia Arquata. Dalla sua posizione gode di un bel panorama sul capoluogo e sulla rocca medioevale. Poco fuori dal paese si trova la chiesa della Madonna della Neve.
- Pescara del Tronto — Si trova a 4 km dal capoluogo sulla la SP129. Il paese è noto per le sorgenti che hanno dato vita al suo acquedotto. Nella chiesa locale è conservata la croce astile in rame lavorata a sbalzo catalogata tra le più antiche della regione Marche.
- Piedilama — Frazione che si trova poco prima del paese di Pretare salendo a Forca di Presta.
- Pretare — Alle falde del monte Vettore ed è famoso per la leggenda delle fate. Poco distanti dal centro del paese, salendo verso il valico si trovano i resti di un’antica fornace.
- Spelonga — Il centro abitato ha ancora oggi molte le abitazioni in pietra, spesso dotate di scale esterne e graziose loggette. Sovente si vedono architravi di porte con bassorilievi dell’immagine di un angelo in volo.
- Trisungo — Il paese è identificato come la Statio di Ad Centesimum della Tavola Peutingeriana. Al suo interno si trovano: un antico ponte, un cippo miliare dell’età augustea e la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
- Tufo — Piccolo borgo poco popolato, identificato come la Statio “Ad Martis” della Tavola Peuntigeriana.
- Vezzano — La frazione che si colloca fra i paesi di Arquata e di Pescara del Tronto. Conserva molte abitazioni in pietra.
Cosa Vedere
Rocca di Arquata – La rocca è una possente architettura militare fortificata di epoca medioevale, realizzata in pietra arenacea. Si eleva isolata nella zona a nord del centro urbano di Arquata e con le sue torri domina e vigila sull’alta Valle del Tronto e sulla Salaria. Fu eretta come caposaldo preposto al controllo del territorio, con funzioni tattiche e difensive. La costruzione del presidio ebbe inizio tra l’XI e il XII secolo e si protrasse fino al XV al fine di migliorare, incrementare e potenziare le sue capacità di difesa. Al primitivo insediamento, costituito dal torrione a pianta esagonale, furono aggiunti: la torre del mastio a base quadrata, esposta a nord, tra il XIV ed il XV secolo, e il torrione a base circolare del lato sud-ovest, di cui restano le mura di fondazione. Il recinto murario garantiva sicurezza agli abitanti del paese quando si rifugiavano al suo interno. Questa fortezza è conosciuta anche con il nome di Castello della Regina Giovanna per la leggenda che la lega alla figura della sovrana che ne fece la sua residenza negli anni compresi tra il 1420 ed il 1435. In quel tempo la rocca si trovava sotto la dominazione del Regno di Napoli e la regina fu probabilmente Giovanna II di Napoli, della dinastia d’Angiò. Secondo la tradizione amava invitare nella sua stanza i giovani pastori della valle e con questi si intratteneva e giaceva durante la notte e, se insoddisfatta, li faceva appendere alla torre, sentenziando la loro fine. Secondo la tradizione, il fantasma della nobile ospite si aggira ancora oggi nella fortezza.
Porta Sant’Agata – È l’unica porta medioevale sopravvissuta fino ai nostri giorni. Nelle sue vicinanze si osservano ancora oggi i resti delle mura che circondavano il borgo. Ben conservata, si compone di conci irregolari di pietra arenaria. I due stabili, di semplice architettura, si elevano con altezze diverse. Nell’arco a tutto sesto della costruzione più bassa, dove si trovava incardinato il portone, si evidenziano due stemmi del XVI secolo. Uno rappresenta il simbolo della famiglia nursina dei Quarantotto e ha la forma di uno scudo con «il bassorilievo di un’aquila fissante un sole movente dal cantone sinistro dello scudo stesso.» L’altro mostra scolpito «un cassero merlato alla ghibellina, con torre centrale ed un sinistrocherio che esce dalla base della torre ed impugna una spada alta in palo». Probabile stemma della famiglia Passerini di Norcia.
Chiesa della Santissima Annunziata – Sede della parrocchia arquatana, si trova lungo la via che conduce alla fortezza. Il suo semplice ed essenziale stile architettonico è decorato da un importante portale di pietra arenaria scolpito. L’interno si compone in un unico ambiente, adorno di altari lignei, una cantoria, la tela dell’Annunciazione del XVI, opera di particolare pregio, collocata sulla parete di fondo e il Crocifisso ligneo policromo.
Crocifisso Ligneo Policromo del XIII secolo – L’arredo storico di maggiore pregio della chiesa della Santissima Annunziata è il Crocifisso ligneo policromo risalente della seconda metà del XIII secolo. Poggiato sopra su un capitello, è noto per essere considerato la statua sacra più antica delle regione Marche.
Sindone di Arquata del Tronto – (presso la Chiesa di San Francesco di Borgo d’Arquata). La Sindone di Arquata, permanentemente esposta nella sua teca di protezione, si trova all’interno dell’aula liturgica della chiesa di San Francesco. Si tratta di una fedele riproduzione del sacro lino, un: «EXTRACTVM AB ORIGINALI», (ossia estratto dall’originale), che è stato accostato con la reliquia torinese nel 1655 e nel 1931. È stata ritrovata nel XVII secolo durante l’esecuzione di lavori di restauro della chiesa, custodita in un’urna, nascosta nel retro della nicchia di un altare. È corredata da un certificato di autenticazione sottoscritto da Guglielmo Sanza, cancelliere vescovile, e Paolo Brizio, vescovo e conte della città piemontese di Alba. Probabilmente lo Stato Pontificio scelse di affidare questa copia ai frati francescani che vivevano in questo luogo remoto per conservare una sorta di “copia di sicurezza” dell’altra che al tempo era in possesso di Casa Savoia. Poche sono state le sue ostensioni in passato, l’ultima volta al tempo della seconda guerra mondiale.
Fonte: Wikipedia
Una opinione su "I Comuni dei Sibillini: Arquata del Tronto (AP)"